Saturday, July 29, 2006

SENZA PAROLE... (il titolo che riporto era l`oggetto della mail)

Salve cari! Questa mattina ho ricevuto una mail (da una certa alice, non so chi sia) parecchio interessante. Una di quelle classiche mail che leggendole ti fanno incazzare a bestia e ti fanno sentire impotente e inutile. Almeno per quanto mi riguarda.
Mi raccomando se potete commentate quest`articolo e se avete suggerimenti a riguardo non esitate. Grazie

20 Luglio 2006
Due limpide figure
Sezione .società.


Il potere
politico ordina, i vertici della Benemerita eseguono. TV e giornali
hanno accuratamente evitato di parlarne, ma in Molise è scoppiato un
bubbone di quelli molto infetti. Due carabinieri "scoperti" a indagare
sul malaffare della pubblica amministrazione locale (feudo di Aldo
Patriciello e Remo Di Giandomenico, già beniamino di OMB, due limpide
figure della brigata "io c'entro", maggiorenti UDC, legati ai clan
Andreotti e Ciarrapico) sono finiti in pesanti guai. Una storia
istruttiva, che chiarisce - casomai ce ne fosse ancora bisogno - perché
l'Italia non sarà mai un paese civile. Ne parla Enrico Fierro su
l'Unità di oggi.

da l'Unità del 20 luglio 2006
Carabinieri scoprono
tangenti: trasferiti
di Enrico Fierro

La notizia è stata nascosta
bene. Nessun tg ne ha parlato, meno che mai i giornali. Un servizio
solo sul tg regionale del Molise. Il Comando generale dei Carabinieri è
stato perquisito dagli 007 della Direzione investigativa antimafia
spediti dalla procura distrettuale di Campobasso. Magistrati e
poliziotti sono alla ricerca di documenti, lettere, ordini di servizio
e richieste di trasferimento per due ufficiali dei carabinieri. Due
bravi investigatori che hanno avuto il torto di ficcare il naso negli
affari di Aldo Patriciello e Remo Di Giandomenico, due uomini
potentissimi, entrambi dell'Udc di Pierferdinando Casini.
Inchieste,
intercettazioni, e la scoperta di un sistema d'affari che fa della
regione tra il Lazio e l'Abruzzo una piccola Sicilia con «un'alta
autorità istituzionale» che si mette all'opera per spezzare le gambe ai
due carabinieri. Allora vale la pena raccontarlo questo Giorno della
civetta in salsa molisana, perché anche qui il potere politico diventa
sistema d'affari, corrompe, minaccia, si fa mafia, e anche qui c'è un
capitano Bellodi (nella storia vera sono due gli ufficiali dei CC),
pressato, blandito, inquisito, trasferito d'ufficio.
Iniziamo dal
tenente colonnello Antonio Bandelli, comandante della compagnia di
Venafro. Città dell'olio buono, ma soprattutto centro del potere di
Aldo Patriciello, pezzo da novanta dell'Udc, consigliere regionale e
vicepresidente della Giunta, poi candidato alle elezioni europee con
una valanga di voti. La famiglia Patriciello gestisce imprese edili,
centri medici, tv private. Scrivono gli inquirenti: «I Patriciello,
oltre a costituire un nucleo familiare, possono tranquillamente essere
citati come famiglia nell'accezione poliziesca del termine, in quanto
l'organizzazione interna, la suddivisione dei compiti, l'assunzione di
responsabilità da parte di un leader indiscusso, somigliano
drammaticamente agli elementi essenziali che caratterizzano le famiglie
mafiose».
Arrivato a Venafro, il tenente colonnello Bandelli subito
capisce l'aria che tira. «L'aver cominciato a svolgere indagini sulla
pubblica amministrazione - confida con amarezza ai magistrati -, l'aver
cominciato a violare alcuni santuari prima di allora inviolabili, ha
senza dubbio infastidito alcuni che vivevano nella convinzione di
essere cittadini a statuto speciale, destinatari di un trattamento di
favore, di cautele accessorie e privilegi non comuni». L'ufficiale
ficca il naso in uno dei più grandi appalti in corso nell'area, quello
per la costruzione della cosiddetta «Autostrada del Molise». In ballo
ci sono 55.669.471,69 euro, una torta che fa gola alle imprese dei
Patriciello. E scopre cose turche: i pali dei viadotti sono fatti
contro ogni regola, il cemento scarso, il calcestruzzo di pessima
qualità, in alcuni pilastri c'è acqua e finanche «monnezza». I cantieri
vengono bloccati. I lavori fermi.
Il danno per Aldo Patriciello e
famiglia è enorme. Sì, il tenente Bandelli sta dando proprio fastidio.
L'onorevole Patriciello non ne può più, e decide, scoprono i
magistrati, di «rivolgersi ad un'alta carica istituzionale», un uomo
del suo partito salito ai vertici del Parlamento e dello Stato, per
togliersi dai piedi quel rompiscatole. Un bel trasferimento è la
soluzione migliore. Ma non basta, per fare terra bruciata attorno a
Bandelli, viene richiesto anche l'aiuto dell'editore di antica fede
fascista e andreottiana Ciarrapico, che nella regione edita Nuovo
Molise. Il Ciarra, si legge nelle carte dell'inchiesta «riunisce i
giornalisti della sua testata imponendo di seguire l'inchiesta «Piedi
d'argilla» con un atteggiamento favorevole a Patriciello. L'obiettivo è
quello di ottenere un clima sfavorevole alle indagini dei carabinieri
del tenente Bandelli e, in seconda battuta, di ottenerne il
trasferimento». Non bastano «l'alta carica istituzionale» e i giornali
amici per dare fastidio a Baldelli, e allora interviene un magistrato
amico stretto di Aldo Patriciello e della sua famiglia, il procuratore
capo di Isernia Antonio La Venuta. Che mette sotto inchiesta il tenente
per «falso ideologico in falso materiale» e ne chiede il trasferimento.
Ma il generale Nino Boccia, comandante della Regione Molise, si oppone,
ritenendo l'errore del tenente Bandelli «veniale». Il procuratore
insiste: «Trasferite il tenente e la questione può rientrare». I pm
della Dda di Campobasso non hanno dubbi, dietro le manovre per cacciare
dal Molise Bandelli «c'è un articolato disegno atto a condizionare
l'attuale indagine intervenendo sull'ufficiale di Pg che l'ha iniziata
e la sta portando avanti». Alla manovra, è il commento finale, non
sarebbero estranee «le scelte del Comando generale dell'Arma nella
movimentazione degli ufficiali».
Il potere politico ordina, i vertici
della Benemerita eseguono. La storia del capitano Fabio Moscatelli è un
altro esempio tutto da raccontare. L'ufficiale comanda la compagnia di
Termoli. Qui impera Remo Di Giandomenico, sindaco fino alle scorse
elezioni comunali, e soprattutto potentissimo parlamentare dell'Udc. Il
capitano Moscatelli raccoglie alcune voci sulla gestione della Asl
locale, dove detta legge la moglie dell'onorevole e scopre un mondo da
fare invidia alla Bucarest dei coniugi Ceausescu. Tangenti su tutto,
aborti clandestini, regalie, minacce a medici e infermieri. «Già dopo i
primi mesi che ero arrivato alla compagnia di Termoli percepii un
diffuso clima di connivenze complicità tra i personaggi da me indagati
e alcuni militari della Compagnia», è il suo sfogo con i pm. «Anche
Moscatelli - notano i magistrati - si trovava di fronte al bivio,
adeguarsi al clima locale, ai suggerimenti di non eccedere, o credere
nella propria funzione ed impegnarsi nel lavoro senza lasciare zone
franche». Proprio come ne Il giorno della civetta. Moscatelli va avanti
e inizia l'inchiesta «Black Hole», «Buco nero», sugli scandali nella
sanità. Di Giandomenico e la moglie (che verranno successivamente
arrestati) ci sono dentro fino al collo. Siamo solo all'inizio e
l'inchiesta va fermata. Come? Togliendosi dai piedi il carabiniere.
Mandandolo lontano, in Kosovo. Incarico che Moscatelli non ha chiesto.
Cerca di opporsi ricordando di non conoscere l'inglese (essenziale in
una missione militare all'estero) e di avere un serio problema
familiare, la mamma da poco vedova e lui come unico sostegno. Ma il
Comando generale è irremovibile. Moscatelli è odiato dal clan Di
Giandomenico, nelle carte dell'inchiesta «Black Hole» c'è una
intercettazione nella quale la moglie dell'onorevole schiuma di rabbia
per quell'ufficiale «che era stato mandato là (in Kosovo, ndr) per non
fargli dare più fastidio». Perché il capitano, usando le sue ferie,
torna a Termoli e porta a conclusione l'inchiesta. La moglie
dell'onorevole viene arrestata, i vertici della Asl decapitati,
l'onorevole non viene ricandidato e viene arrestato pure lui. E il
capitano? Lo spediscono in Iraq a Nassiriya, dove viene impiegato in
«quotidiani servizi esterni in un ambiente notoriamente ad altissimo e
concreto rischio». Non conosce l'inglese, non ha i requisiti, ma viene
immerso nell'inferno iracheno. Insomma, quell'inchiesta su un potente,
amico stretto dell'allora Presidente della Camera Casini, gli costa
tanto: tornato dall'Iraq il capitano viene contattato dal Comando
generale che gli annuncia il trasferimento definitivo. Destinazione:
Caltanissetta o Locri. Lontano da Termoli. Storie di strani
trasferimenti che i magistrati vogliono approfondire, per capire a
quali «alte autorità istituzionali» obbedisce il Comando generale
dell'Arma dei Carabinieri.

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Carissimo, allora come va?? quando torni? Mi sa che non ci sentiremo per un pò, io il primo agosto parto per la Grecia.Figurati che ho fatto solamente il biglietto d'andata!!Per arrivare impiegherò più di 24 ore, treno+traghettoautobus!Distruttivo ma economico!Con il miop stipendio da portiere di notte posso permettermi solo questo! Cmq non mi porto il cellulare e là non ho internet!Se ce la fai a rispondere fallo prima di domani sennò se ne riparla a fine agosto!poi ci incontreremo e mi racconterai! Viva il fish and chips, a presto!

2:44 PM  
Anonymous Anonymous said...

Lo vedete?
Venafro è un paese di merda perchè c'è gente di merda come Patriciello e company.
Bisognerebbe assoldare Tony "emmanuel" Maddalena per trucidarli tutti.

I soooogni son deeeeesideeeeriiii... diiii feeliiiiiiciiiiitààààààà...

1:14 PM  

Post a Comment

<< Home